Stando al vecchio calendario giuliano Konstantin Sergeevich Stanislavskij nacque a Mosca il 5 gennaio 1863, ma, come sappiamo, dopo il 1918 le lancette della storia vennero spostate in avanti di 12 giorni. Quindi il Nostro risulta nascere il 17 gennaio di 150 anni fa. Non solo. Il bambino che nasce non si chiama Stanislavskij, ma Alekseev. Il cognome che gli darà fama perenne è in realtà uno pseudonimo che lui adotta nel 1886, quando investe tutti i suoi averi ( che erano cospicui grazie al padre benestante ) nella Compagnia Moscovita dell’Arte e della Letteratura. Prima di allora “Kostja” era stato un semplice attore dilettante che aveva debuttato ne “Il matrimonio” di Gogol nel ruolo di Podkolesin, anche se aveva già interpretato piccoli ruoli in spettacoli di famiglia fin da quando aveva 14 anni. Nel frattempo studiava al Conservatorio insieme a Ciajkovskij e, grazie al mecenatismo del padre, era in contatto con tutta l’intellighenzia della capitale.
Pur essendone il fondatore e finanziatore, Stanislavskij diviene “regista capo” della Compagnia solo nel 1891, e da allora mette in scena decine di pièce e recita nei ruoli principali di queste opere, facendo nel contempo esperimenti con le luci, il suono e il ritmo. Ma uno dei momenti fondamentali della sua vita fu l’incontro nel 1897 con quello che a quel tempo era il più grande regista teatrale russo – Vladimir Nemirovich-Danchenko. Quell’incontro durò ben 18 ore di fila e da quella conversazione-fiume nacque il Teatro dell’Arte di Mosca, quello conosciuto oggi con l’acronimo МХАТ, perchè nel periodo successivo assunse anche l’aggettivo “Accademico” ( Московский Художественный Академический Театр). Proprio in quella occasione furono individuati gli attori, in prevalenza molto giovani, gli autori delle opere teatrali (Ibsen, Cechov e altri ), e i rispettivi compiti: il Nostro rispondeva della parte artistica, l’altro di quella letteraria, ossa la scelta di autori e testi.
E’ difficile esporre in poche righe il “metodo Stanislavskij” che il grande regista formulò e plasmò dal 1900 al 1910. Basti dire che esso aveva come fine la totale veridicità psicologica del ruolo dell’attore. A tale scopo introdusse veri e propri clichè artigianali unitamente a una serie infinita di prove cui sottoponeva l’attore per farlo immedesimare nel ruolo del personaggio. Ossia sulla scena l’attore non doveva vestire solo i panni, poniamo, di Otello, ma immedesimarsi nelle emozioni del suo personaggio. Solo in questo modo per Stanislavskij la rappresentazione non era più finzione scenica ma realtà autentica.
Konstantin Sergeevich Alekseev-Stanislavskij ( Константин Сергеевич Алексеев-Станиславский ) morì nell’agosto del 1938, ma da allora il suo metodo è rimasto parte integrante del teatro di tutti i tempi.
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